Milano, 10 luglio 2016 - 22:19

Banche, sulla sospensione
del bail-in le riserve di Schäuble
Il fronte europeo è diviso

Ogni soluzione in grado di rafforzare Matteo Renzi in Italia indebolisce Angela Merkel in Germania, e viceversa; ogni aggiramento delle regole più rigide nell’area euro per il salvataggio pubblico delle banche finisce nella colonna dei profitti per il primo e delle perdite per la seconda. Questo è uno dei fattori che complica la trattativa in cui l’Italia a Bruxelles chiede di evitare qualunque penalizzazione sui creditori di Mps

Matteo Renzi e Angela Merkel Matteo Renzi e Angela Merkel
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Sta tornando ad asserirsi nel negoziato sulle banche italiane la legge della distribuzione delle perdite politiche nell’area euro. Al nocciolo, viene vista dagli stessi leader coinvolti come un ingranaggio perfettamente simmetrico: ogni soluzione in grado di rafforzare Matteo Renzi in Italia indebolisce Angela Merkel in Germania, e viceversa; ogni aggiramento delle regole più rigide nell’area euro finisce nella colonna dei profitti per il primo e delle perdite per la seconda. Almeno sulle banche, ad oggi non si è trovato un dosaggio tale da poter essere considerato accettabile sia dal presidente del Consiglio che dalla cancelliera.

Questo è senz’altro uno dei risultati della nuova direttiva europea che, in ogni salvataggio pubblico di una banca, prevede sacrifici per obbligazionisti e depositanti. Ed è uno dei fattori che complica la trattativa in cui l’Italia a Bruxelles chiede di evitare qualunque penalizzazione sui creditori di Mps.

La buona volontà dei negoziatori, evidente anche in queste ore, può fare poco per cambiarlo. Negli ultimi giorni Pier Carlo Padoan e Wolfgang Schäuble, ministri finanziari di Italia e Germania, si sono confrontati su un intervento del governo di Roma per Monte dei Paschi. Come spesso accade fra i due, secondo varie fonti, il dialogo è stato disteso e ha registrato passi avanti. Ma neanche la stima fra Padoan e Schäuble può cancellare una realtà di fondo emersa con chiarezza nelle ultime settimane: evitare in pieno o in larghissima parte il colpo di falce sui creditori di Mps renderebbe Merkel vulnerabile agli attacchi dalla destra in Germania; Alternative für Deutschland accuserebbe la cancelliera di permettere che l’Italia demolisca le regole europee scritte a tutela della disciplina e del denaro dei tedeschi.

A poco più di un anno dalle elezioni politiche, non è un prezzo che Merkel e Schäuble sembrano disposti a pagare. Poco importa che una disciplina meno serrata in Europa potrebbe aiutare tra non molto il governo tedesco a risolvere i problemi crescenti di alcune Landesbanken e della stessa Deutsche Bank. Oggi la Cancelliera e il suo ministro delle Finanze preferiscono di gran lunga che sia Renzi a scontare le conseguenze politiche di un colpo di forbice sui creditori di Montepaschi; a maggior ragione perché, visto da Bruxelles o da Berlino, l’impatto di quelle penalizzazioni per ora non viene giudicato finanziariamente disastroso per l’area euro. Gli interventi della Banca centrale europea sui titoli di Stato, per quanto criticati in Germania, fanno sperare che la turbolenza resti contenuta.

In questa vicenda Merkel e Schäuble sembrano poi tenere presente un’altra priorità: non accreditare l’impressione che ci sia un veto tedesco su un progetto essenziale per l’Italia. Molti in Europa preferiscono lasciare che sia la Commissione Ue a svolgere il proprio lavoro di controllo sugli aiuti di Stato e sia semmai Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze olandese, a prendere le posizioni più esplicite contro le richieste italiane di una «deroga». Altri la pensano diversamente. Alcune figure di vertice di banche centrali del Nord Europa e della stessa Bce - il capoeconomista Peter Praet o il vicepresidente Vitor Constancio - sarebbero invece propensi a lasciare che l’Italia risolva i propri problemi nel modo meno traumatico possibile: ma non sono direttamente parti in causa, e non intendono esporsi in questa partita.

Con queste premesse, è improbabile che l’incontro di oggi e domani a Bruxelles dei ministri finanziari europei faccia registrare svolte improvvise. La Commissione Ue resta ferma sull’idea che vengano penalizzati gli investitori istituzionali detentori dei bond più a rischio di Montepaschi – se ci sarà intervento pubblico - mentre anche i rimborsi alle famiglie potrebbero non avvenire al pieno valore dei titoli alla scadenza.

Pesa anche un certo scetticismo per la politica economica italiana in genere, che scoraggia alcuni dall’offrire un accordo in contropartita di riforme. Dice Lars Feld, esponente del Consiglio degli esperti in Germania e economista vicino a Schäuble: «Renzi è stimato. Ma c’è un’assenza di fiducia verso ciò che possono fare il governo e l’amministrazione in Italia». Resta da vedere se una soluzione in salita per Mps ne aumenti la capacità di manovra, o il contrario.

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