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Primo segnale politico, ora la prova dei fatti

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Primo segnale politico, ora la prova dei fatti

Se stato di necessità e urgenza di agire fossero un propulsore irrefrenabile di decisioni collettive e il simbolismo dei luoghi il plus capace di smuovere le variegate riluttanze di 27 volontà sovrane, dopo il vertice di ieri tra Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande l'Europa non potrebbe che ripartire da Ventotene: ripescando in un pezzo del suo passato per costruire il ponte verso il suo nuovo futuro. Ma i miracoli politici non sono più di casa in Europa da oltre un decennio. Prevale la Realpolitik nazionale nelle sue coniugazioni e cacofonie più disparate e tende a schiacciare sotto i propri piedi tutto il resto, con un occhio di riguardo alle politiche comuni. Che barcollano sempre più incerte.

Ventotene non ha smentito il copione, almeno nella sua versione pubblica. Però ha voluto tentare le prove di una svolta, lanciare un primo segnale politico. Anche se incerto.L'Italia di Renzi ha alzato la barra delle ambizioni inseguendo, dopo la lacerazione di Brexit, il disegno di una nuova Unione più attenta ai giovani, ai disoccupati, a crescita e investimenti, a sicurezza, difesa, migranti e cultura. Ma poi lui stesso, l'anfitrione, è inciampato come i suoi illustri ospiti, sulle priorità dell'agenda nazionale. Che, alla vigilia del referendum d'autunno, sono inevitabilmente la speranza nel rilancio di sviluppo, lavoro e investimenti, quindi in ulteriori margini di flessibilità di bilancio da scavare nei patti europei.

Come aveva già fatto nei mesi scorsi, anche ieri Angela Merkel non si è dimostrata condiscendente. Ha preferito scaricare su Bruxelles ogni eventuale concessione, mostrando un cauto possibilismo sull'eventuale raddoppio delle risorse del piano Juncker, promosso da Italia e Francia. Con un due test regionali ai primi di settembre, le legislative nell'autunno 2017 e la popolarità in discesa al 47% (-12 punti), il cancelliere tedesco non poteva che dire quello che ha detto, salvo poi magari chiudere ancora un occhio come è già accaduto con l'Italia.

E più di recente con Spagna e Portogallo, entrambe sfuggite alle multe pure meritate per indisciplina sui conti pubblici.

Merkel ha sottolineato «le enormi sfide che stanno davanti all’Europa e che vanno affrontate insieme» ma si è concentrata su quelle della sicurezza interna ed esterna dell’Unione, migranti, Islam, Siria, patto con la Turchia da mantenere, più cooperazione nell’intelligence e difesa: tutti tasti indispensabili per rassicurare la sua opinione pubblica.

Analoga la linea di Hollande: con la popolarità ai minimi storici (12%) ha perorato con innegabile coraggio politico la causa dell’Europa «potenza politica», più forte e coesa sottolineando che «chi le rema contro non fa un servizio alla Francia». Schiaffo al Fn di Marine Le Pen. O boomerang?

“Le dichiarazioni in libertà dei leader delle tre maggiori economie dell’euro per ora appaiono il riflesso inevitabile dei rispettivi nervi scoperti a livello interno ed elettorale”

 

Più che tessere disordinate da allineare in un secondo Manifesto di Ventotene, le dichiarazioni in libertà dei leader delle tre maggiori economie dell’euro per ora appaiono il riflesso inevitabile dei rispettivi nervi scoperti a livello interno ed elettorale. Fino a che punto componibili insieme, per elaborare una strategia condivisa di ricostruzione e rilancio dell’Europa, sarà tutto da verificare.

L’Unione amputata da Brexit è un grande punto interrogativo e probabilmente lo resterà per almeno due anni, in attesa dell’avvio dei negoziati di divorzio e dell’esito delle elezioni dell’anno prossimo in Francia e Germania.

Nel frattempo i 27 dovranno cercare minimi comuni denominatori in grado di coagulare il necessario consenso unanime per inventare l’Europa del futuro. Impresa ciclopica. La Germania frena, non intende precipitare nessuna decisione. Italia e Francia preferirebbero accelerare, mettere fine al più presto all’Unione delle multi-crisi e delle incertezze troppo
diffuse. Quindi dell’euroscetticismo dilagante.

Da domani a sabato, in vista del vertice Ue di Bratislava che si terrà a metà settembre, il primo senza la Gran Bretagna, la Merkel incontrerà i leader di 13 Paesi Ue, in particolare dell’Est e del Nord. I primi assaggi di concertazione, sia pure confusi, sono cominciati. Trappole, insidie, egoismi sono e saranno serviti ovunque. Ventotene ha aperto questa nuova stagione della politica europea. Un primo passo. L’Europa, la sua pace, prosperità, tranquillità e sopravvivenza nel mondo globale, hanno un disperato bisogno della coerenza di quelli successivi.

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