5 febbraio 2018 - 20:36

Erdogan a Roma,
pochi sorrisi e molta diffidenza

Il presidente turco ha cercato di sedurre l’Italia, chiedendo aiuti per entrare nella Ue. Richiesta oggi poco credibile: perche’ lo stesso leader non ci crede, e poi perché sa bene che l’Europa non può accogliere un Paese che mette in galera chiunque non la pensi come il capo

di Antonio Ferrari

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Di sorrisi ne ha raccolti pochi: sia da Francesco, sia dai nostri vertici istituzionali. L’ipocrisia che spesso accompagna le visite ufficiali ha ceduto il passo a un freddo protocollo diplomatico. Eppure il camaleonte presidente-sultano turco Erdogan, che dice e promette tutto e il contrario di tutto, ha cercato di sedurre l’Italia, chiedendo aiuti per entrare nella Ue. Richiesta oggi poco credibile: perche’ lo stesso leader non ci crede, e poi perché sa bene che l’Europa della democrazia e dei diritti umani non può accogliere un Paese che mette in galera chiunque non la pensi come il capo. Vale per tutti: magistrati, avvocati, poliziotti, docenti, giornalisti. «Tutti terroristi».

Ha giocato persino la carta di Macerata, per indicare la ferocia dei razzisti, forse con la speranza di raccogliere qualche straccio di consenso in qualche partito, alla vigilia delle elezioni. Passo ridicolo, in un’Italia politicamente confusa ma non sciocca, che da anni ormai diffida dell’alleato. Ha un bel dire, Erdogan, che i manifestanti (anche ieri hanno espresso il loro dissenso) sono in realtà «terroristi o loro fiancheggiatori». Ha fatto bene il Papa a regalargli il medaglione con l’«angelo della pace che strangola il demone della guerra». Dono ultrasimbolico. Il sultano aveva cercato di ingraziarsi il pontefice inneggiando alle posizioni comuni su Gerusalemme, ma ha ascoltato parole franche sui diritti umani e sui bombardamenti contro i curdi-siriani di Afrin. Erdogan continua a dire che si bombardano i terroristi non i civili. Smentito dai fatti. Il grande inviato Robert Fisk, da Afrin, ha raccontato sull’Independent dei massacri generalizzati. Il presidente, che si nutre di bugie, ignora forse che colpire i curdi siriani, che si sono battuti sul campo contro l’Isis, significa far risorgere il terrorismo più feroce? O e’ forse ciò che gli fa comodo? Visita tesa e molto imbarazzante.

Credo che sia Mattarella sia Gentiloni, pur nei binari della diplomazia e della forma, si siano mantenuti assai fermi. Gli unici a concedere all’ospite qualche sorriso saranno stati i vertici delle aziende presenti in Turchia, che il presidente ha incontrato. E che pensano ovviamente agli affari.

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