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Politica

Salvini porta l'Italia sul barcone sovranista: decisivo il vertice con gli austriaci al Viminale

Stefano Rellandini / Reuters
Stefano Rellandini / Reuters 

"Qui c'è, non il collega, ma l'amico Strache", lo introduce Matteo Salvini. "L'amico Matteo...", ricambierà poco dopo lui: Heinz Christian Strache, vice Cancelliere austriaco, leader del Partito della Libertà austriaco, forza politica che fu guidata da Jorg Haider (scomparso dieci anni fa) e che annovera tra le sue fila esponenti con simpatie neonaziste. Strache è a Roma, insieme al suo collega di partito e governo, il ministro degli Interni austriaco Herbet Kickl. Con Salvini al Viminale saldano quella che Kickl definisce "non solo alleanza dei volenterosi, ma dei fattivi: di coloro che fanno qualcosa in Europa sull'immigrazione". Salvini porta il governo gialloverde nell'internazionale sovranista, alla vigilia del delicato consiglio europeo di fine mese.

Il vero vertice si tiene lì, al Viminale nel pomeriggio. Solo dopo, il ministro dell'Interno andrà a Palazzo Chigi per fare il punto con il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio sull'immigrazione, argomento centrale della campagna leghista e del vertice europeo del 28 giugno. Ma il vertice a Palazzo Chigi è un dettaglio in tutta la strategia a guida salviniana. Accogliendo i nazionalisti austriaci Strache e Kickl al Viminale, il leader leghista schiera l'Italia con i sovranisti e contro Angela Merkel ed Emmanuel Macron, annullando gli sforzi di Conte che, con i bilaterali dei giorni scorsi con la Cancelliera tedesca e con il presidente francese, aveva cercato di tenere la barra italiana allineata con le alleanze storiche.

Ora si cambia. E Conte non ha nulla da dire al riguardo, sembrerebbe dal vertice di governo a Palazzo Chigi. A meno di dieci giorni dal consiglio europeo, l'Unione è decisamente spaccata. Da un lato, i sovranisti di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) che domani si riuniscono alla 'corte' di Viktor Orban a Budapest: ci saranno anche gli austriaci. Lì affileranno le loro armi in vista del Consiglio europeo. Dall'altro, la guida storica tedesca dell'Ue che, insieme al presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, ha convocato un vertice informale domenica a Bruxelles, pre-vertice prima di un consiglio che si annuncia intenso. Inizialmente il formato prevedeva solo Germania, Francia, Spagna, Italia, cui dopo si sono aggiunti Malta, Grecia, Bulgaria, la stessa Austria, Belgio e Olanda. Ma politicamente l'Italia, pur presente al vertice di domenica e non a quello di domani in Ungheria, sta con il blocco sovranista: più vicina a Orban che alla Merkel. Grazie a Salvini.

"E' un momento storico: mai come in questi giorni l'Europa ha occasione di cambiare per proteggere le frontiere esterne", esordisce Salvini in conferenza stampa dopo il vertice con gli austriaci. "Bisogna correggere la politica errata di Angela Merkel", dice Strache. "In passato si è perso tempo a costruire un falso sistema in cui decidevano i trafficanti – dice il ministro Kickl – I politici finora hanno pensato solo a riparare i danni dei trafficanti. Noi invece vogliamo rafforzare l'alleanza dei volenterosi. Anzi mi spingerei oltre: la chiamerei alleanza dei 'fattivi', di coloro che fanno qualcosa" sull'immigrazione.

E allora: cosa vogliono fare? Innanzitutto, spiega Salvini in conferenza stampa, no al piano di respingimenti alla frontiera pensato a Berlino. Significa che i richiedenti asilo già registrati nei paesi di primo approdo, come l'Italia, possono essere respinti dalla Germania. Dove? In Italia. "No – dice Salvini – il governo italiano è disposto ad aiutare solo gli italiani. Negli ultimi quattro anni abbiamo avuto 650mila sbarchi e 450mila domande di asilo: invece di prendere siamo disponibili a dare". E non conta che il piano respingimenti sia stato messo a punto dal ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer, bavarese di linea dura sui migranti, interlocutore di Salvini, esponente dei cristiano-sociali tedeschi che è riuscito su questo a piegare la Cancelliera. Il leader leghista se la cava con una battuta: "Come tra moglie e martio, tra Merkel e Seehofer non voglio mettere il dito". L'interprete ha anche difficoltà a tradurre, ma tant'è.

L'idea dell'asse dei volenterosi è di creare hotspot fuori dall'Ue, che servano a prendere i migranti respinti. "Ne stiamo parlando con la Danimarca", dice Kickl alludendo a un progetto di creare questi nuovi centri sbarchi in Albania, Montenegro, Serbia: paesi che non sono nell'Ue, con i quali si potrebbe contrattare l'ingresso nell'Unione in cambio di un ruolo di freno all'immigrazione. Un po' come ha voluto fare la Germania con la Turchia. C'è da dire che la Tunisia, per esempio, ha fatto già sapere di non essere disponibile: dunque nel nord Africa la strada sembra sbarrata. Il trio Salvini, Strache e Kickl comunque non entra nei dettagli sul 'piano Balcani'. E guai a chiederlo agli austriaci dopo la conferenza stampa: si lasciano avvicinare solo dalle loro tv.

Salvini però lascia intendere bene il piano quando risponde sui blocchi navali al largo delle coste del nord Africa. E' un'opzione in campo? "Sicuramente l'Ue potrà usare più uomini e mezzi nel Mediterraneo – dice - in questo momento l'operazione europea Themis conta su 32 navi, di cui 30 italiane. Non capisco cosa ci sia di europeo. L'Europa deve spendere meglio e di più per difendere le frontiere esterne. Lo si fa in Turchia, perché non nel Mediterraneo? Anche il governo austriaco sta lavorando a una proposta per proteggere meglio le frontiere...".

Ecco, il governo austriaco. L'anno scorso, Vienna minacciò di chiudere il Brennero, un tappo all'immigrazione dall'Italia. Poi non lo ha fatto e del resto gli ingressi dal Brennero non sono mai stati massicci. Adesso l'opzione, pur non programmata per non far dispetto a Salvini, è lì nell'aria: del resto gli austriaci si mostrano iper-comprensivi con il collega tedesco Seehofer e il suo piano respingimenti. "E' naturale che un ministro dell'Interno voglia difendere le frontiere del proprio paese - dice Kickl – e il rischio è che si crei un effetto domino". Ragion per cui bisogna puntare ad un "accordo europeo per il rafforzamento delle frontiere esterne: è importante arrivare ad un accordo su questo".

E' su questo che per ora regge l'asse con Salvini. E' questa la piattaforma con cui l'alleanza dei volenterosi si presenterà al consiglio europeo. E' questa la strategia sovranista per dare l'assalto all'Europa, alla conquista della maggioranza all'Europarlamento alle prossime elezioni nel 2019 con un Ppe praticamente 'orbanizzato'. Un progetto che, del resto, ha già conosciuto una tappa emblematica con il piano di respingimenti di Seehofer: subìto da Merkel, che si trova letteralmente all'angolo pur nella rinnovata intesa con Parigi, celebrata ieri al bilaterale con Macron a Meseberg.

"Siamo il secondo Paese per contributi all'Europa, secondi per migranti accolti, vogliamo essere ascoltati, non è possibile che dettino legge francesi e tedeschi, mentre l'Italia paga e accoglie e questo vale anche per pesca, turismo, banche. Il premier Conte ha tutto il mio sostegno e quello del popolo italiano", si pregia Salvini da Bruno Vespa a sera, dopo aver portato tutto il governo sulle sue posizioni. "Macron è un chiacchierone, e pure Sanchez, anche se è lì da poco. Parlano di bontà e generosità? Lo dimostrino". Prima, in conferenza stampa con gli austriaci, aveva detto: "Secondo il progetto della relocation la Spagna avrebbe dovuto accogliere 3.265 richiedenti asilo dall'Italia, ma finora ne ha presi soltanto 235, quindi può accogliere anche i prossimi quattro barconi". E ancora, riguardo all'Ue: "Non vorremmo arrivare a discutere del finanziamento italiano all'Unione Europea". Minaccia sul tavolo.

I morti in mare? "Pesano sulle coscienze degli scafisti e dei buonisti", è la risposta di Salvini in conferenza stampa. Di fianco, gli austriaci annuiscono. "I morti sono il risultato di una situazione creata dalla mafia, dai trafficanti e dal fallimento di una politica europea che ha dato prospettive false, non vere, di fatto ha invitato i migranti a venire in Europa", dice Strache.

Da oggi ancor di più l'Italia ha cambiato i connotati delle sue alleanze internazionali.

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