30 dicembre 2018 - 19:50

Il vecchio mondo si è perso nei conflitti

Da qualche anno la bussola del mondo sembra essere impazzita. Vi sono aree in cui si vive con le armi al piede e altre in cui si combatte ormai da qualche decennio

di Sergio Romano

Il vecchio mondo si è perso nei conflitti Un ragazzo arruolato per combattere con i ribelli Houthi in Yemen (EPA/YAHYA ARHAB )
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L’ordine mondiale è sempre stato una generosa speranza, vittima di molteplici delusioni. Ma vi sono stati momenti, nella storia degli ultimi settanta anni, in cui sembrava possibile che gli Stati fossero destinati a progredire, anche se con grande lentezza, verso nobili obiettivi: autodeterminazione dei popoli, governi e parlamenti eletti dai cittadini, una economia di mercato corretta da una crescente sensibilità per le classi sociali meno fortunate, una particolare attenzione ai Paesi sottosviluppati e ai loro abitanti più bisognosi, una prudente sorveglianza degli effetti che la crescente industrializzazione stava infliggendo alla salute del pianeta, una organizzazione internazionale capace di comporre le controversie e impedire il ricorso alle armi.

Oggi e ormai da qualche anno la bussola del mondo sembra essere impazzita. Vi sono aree in cui si vive con le armi al piede e altre in cui si combatte ormai da qualche decennio. Vi sono larghe zone del mondo in cui l’economia è diventata sempre più finanziaria e quindi speculativa, con il risultato di un crescente divario fra il reddito dei ricchi e quello dei poveri. Vi sono regimi politici che oscillano tra irrazionali manifestazioni di rabbia popolare e l’ascesa di autocrati che rifiutano il controllo democratico e conquistano il potere per conservarlo indefinitamente. Ogni scoperta scientifica o innovazione tecnologica rischia di essere utilizzata per scopi dannosi e inconfessabili. Dopo un lungo periodo in cui sembrava che la fede avesse imparato a dialogare con la ragione siamo tornati a guerre in cui il fanatismo religioso raddoppia il tasso di crudeltà e di ferocia dei combattenti.

Non è sorprendente quindi che questo riepilogo dei principali avvenimenti del 2018 contenga un numero preoccupante di crisi e conflitti. La suddivisione fra eventi importanti, sopravvalutati e sottovalutati riflette convinzioni personali ed è quindi molto discutibile. Ho considerato importanti gli avvenimenti che mi sembrano destinati ad avere effetti e conseguenze di un certo rilievo. Ho definito sottovalutate le vicende che a mio avviso potrebbero avere ricadute di cui non tutti sembrano essere consapevoli. E ho definito sopravvalutate quelle che sembrano importanti e che sono invece destinate a essere rapidamente dimenticate.

Confesso infine di avere dato particolare rilievo agli eventi che concernono gli Stati Uniti e l’Europa. Le vicende americane mi sembrano particolarmente decisive perché l’uomo scelto dai suoi connazionali per la Casa Bianca nel novembre del 2016 riunisce nella sua persona tutti gli aspetti meno positivi del grande Paese nordamericano: l’inclinazione all’uso della forza, l’unilateralismo, il protezionismo, l’isolazionismo e un senso di superiorità morale che rasenta la xenofobia per divenire, in alcune circostanze, razzismo. Sono caratteristiche incompatibili con la leadership globale esercitata dall’America negli ultimi decenni e sembrano preannunciare un lungo, tumultuoso declino.

Ho dato evidenza alle notizie europee perché l’Unione attraversa una fase piena di contraddizioni. L’uscita della Gran Bretagna danneggerà il Regno Unito molto più di quanto danneggi l’Ue, ma potrebbe preannunciare altre secessioni. Il suo rapido allargamento dopo la fine della Guerra fredda, ha dimostrato quale attrazione l’Unione eserciti sui Paesi provati da una lunga dominazione comunista. Ma ci ha dato compagni di viaggio che non condividono le nostre esperienze e i nostri ideali. L’Ue è minacciata dai partiti che detestano il «sistema», ma in alcune vicende (fra cui il negoziato con la Gran Bretagna, la lotta contro il riscaldamento climatico e la difesa del multilateralismo commerciale), si sta dimostrando, nonostante qualche sbavatura, coerente e fedele ai principi per cui è stata creata. Spero che di queste considerazioni terranno conto gli elettori quando voteranno per il rinnovo del Parlamento europeo nel maggio del 2019.

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