Prima della Russia, l’unica grande economia ad essere colpita da sanzioni fu l’Italia nel 1936. Mussolini raccomandò di usare le armi chimiche in Etiopia e l’esercito fascista, guidato dal generale Rodolfo Graziani, eseguì. L’anno dopo la Banca d’Italia commissionò all’economista Alberto Campolongo uno studio sugli effetti dell’embargo che il Paese aveva subito. È ancora negli archivi di Via Nazionale. Ne esce fuori, scorrendolo, il dilemma che l’Occidente ha davanti sulla Russia. Campolongo mostrò che l’export verso i Paesi detti «sanzionisti» — Francia e Gran Bretagna — si era ridotto dell’87,8% in un solo anno. Anche l’import era crollato, dimezzandosi. Eppure nel 1936 non tutto era andato male, perché il commercio con i «non sanzionisti» invece si era sorprendentemente sviluppato.
Le sanzioni e l’effetto 1936 da evitare
L’Italia di Mussolini fu sottoposta a sanzioni ma le cose non andarono come avrebbero voluto Francia e Gran Bretagna
Campolongo notò anche che fra le potenze che si erano ben guardate dall’applicare misure contro Mussolini, ne spiccavano soprattutto due. Germania e Giappone. In altri termini le sanzioni contro l’Italia fascista gettarono il seme di quello che sarebbe diventato l’asse fra Roma, Berlino e Tokio.
Ne discende oggi la domanda che l’Occidente ha davanti: come far sì che le sanzioni contro la Russia non spezzino la globalizzazione in due, rafforzando un «asse illiberale» con la Cina e magari anche con l’India e altri Paesi in via di sviluppo? Già se ne vedono i segni, con l’acquisto di petrolio russo sottocosto da parte di Nuova Delhi. Naturalmente minacciare «sanzioni secondarie» contro chi aiuta Mosca ad aggirare l’isolamento è possibile. Ma alla lunga rischia di non funzionare, perché isolerebbe l’Occidente dal mondo emergente. Mentre stringono la morsa commerciale sulla Russia, Europa e Stati Uniti devono impegnarsi in un rapporto positivo con i Paesi emergenti. Devono conquistarli con qualcosa di costruttivo per incoraggiarli a isolare Putin. La lezione del 1936 è che, altrimenti, a finire isolati saremo noi.
5 aprile 2022 (modifica il 5 aprile 2022 | 22:11)
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