Editoriali

Elon Musk, insieme a imprenditori, professori, accademici, filosofi, luminari di varia natura, ha firmato una lettera aperta a governi e aziende con la richiesta di mettere in pausa per almeno 6 mesi lo sviluppo di forme di intelligenza artificiale. Finora la lettera è stata firmata da 1125 persone e possiamo sottoscriverla tutti, purtroppo però, vista l’alta richiesta, il numero e i nomi dei firmatari non sono aggiornati: forse se avessero usato l’intelligenza artificiale questo non sarebbe successo. I primi nomi che compaiono sono quelli di Musk, di Yuval Noah Harari, di Steve Wozniak, co- fondatore di Apple, e di Andrew Yang, candidato nel 2020 alle presidenziali Usa.

La lettera si apre così: «I sistemi di intelligenza artificiale dotati di un’intelligenza competitiva con quella umana possono comportare rischi profondi per la società e l’umanità, come dimostrato da ricerche approfondite e riconosciuto dai migliori laboratori di intelligenza artificiale». Chi l’avrebbe mai detto, vero? Le migliori menti della nostra generazione si sono svegliate di colpo, probabilmente credendo vera la foto del Papa con il piumino bianco da trapper e si sono detti: forse mi devo fare due domande se ci casco pure io che sono un luminare. Il punto è: il progresso si può fermare? Questa idea di mettere in pausa uno sviluppo industriale è credibile? Bisognava pensarci prima? Dovevamo pensarci noi? Ma lo sa Elon Musk a che ora mi sveglio la mattina? Gli scrupoli morali di solito ce li si fa venire prima, non dopo: non puoi maneggiare l’atomica e dire “ops, scusate” se ti cade. Personalmente l’intelligenza artificiale mi spaventa a morte, soprattutto in riferimento alla manipolazione delle immagini: sì, quasi tutti ci abbiamo creduto che la foto del Papa col piumino fosse vera, perché l’intelligenza artificiale è pericolosa quando si muove nel verosimile, non nel falso. La riconoscibilità del falso è alla portata di tutti, mentre il verosimile è la cosa più pericolosa da maneggiare: almeno una volta nella vita tutti abbiamo pensato che una teoria complottistica fosse vera, perché era perlomeno credibile. La credibilità è tutto, e l’intelligenza artificiale ce lo sta dimostrando, e se lo sapesse fare, riderebbe di noi.

Nella lettera i firmatari scrivono: «I sistemi di intelligenza artificiale contemporanei stanno diventando competitivi con gli esseri umani in compiti generali e dobbiamo chiederci se sia il caso di lasciare che le macchine inondino i nostri canali di informazione con propaganda e falsità. Dovremmo automatizzare tutti i lavori, compresi quelli più soddisfacenti? Dovremmo sviluppare menti non umane che alla fine potrebbero superarci di numero, essere più intelligenti, obsolete e sostituirci? Dobbiamo rischiare di perdere il controllo della nostra civiltà?». È che questo succederà e noi non possiamo farci niente: non in tutti i campi della scienza, non in tutti i lavori, ma succederà. Di certo non automatizzerà la letteratura, l’arte, la musica: è forse il peggiore dei mondi possibili quello abitato solo da poeti? ChatGPT può scrivere canzoni nello stile di qualunque musicista, e Nick Cave, a riguardo, nella sua newsletter “The Red Hand Files” ha scritto che questo è un processo che non si può arrestare, ma che le canzoni fanno schifo. Poi ha aggiunto: «Le canzoni nascono dalla sofferenza e gli algoritmi, per quanto ne so, non sono in grado di predire la complessa lotta umana per la creazione. I dati non soffrono».

Che Elon Musk adesso si faccia portatore di una battaglia contro l’intelligenza artificiale e i relativi pericoli per la democrazia e per il lavoro suona un po’ strano, insomma, ha chiamato uno dei suoi figli X Æ A-12. Il futuro di certo non puoi fermarlo, ma puoi regolamentarlo. Gary Marcus, imprenditore e accademico che si occupa di intelligenza artificiale, ha dichiarato in un’intervista: «Queste cose stanno plasmando il nostro mondo, abbiamo una tempesta perfetta di irresponsabilità aziendale, adozione diffusa, mancanza di regolamentazione e un numero enorme di incognite». Le aziende non fanno beneficenza, le aziende devono fare soldi, e credere che ci possa essere un’attenzione morale quando di mezzo c’è il profitto è irragionevole. La lettera si chiude così: “Godiamoci una lunga estate dell’intelligenza artificiale, non arriviamo impreparati all’autunno”. Chissà se poi però arriva anche l’inverno del nostro scontento: almeno ci potremo mettere il piumino del Papa.

I commenti dei lettori