La Cina e i Brics: Xi in Sudafrica prova ad allargare l’«alleanza» contro l’Occidente

di Paolo Salom

Il summit in Sudafrica, con 44 capi di Stato e governo ma senza Putin (che interverrà da remoto). Il messaggio di Xi: basta all’egemonia degli Stati Uniti

La Cina e i Brics: Xi in Sudafrica prova ad allargare l’«alleanza» contro l’Occidente

Cyril Ramaphosa, a destra, e Xi Jinping

Pace e non guerra. Cooperazione e non confronto. Queste le idee base che il presidente cinese Xi Jinping esporrà alla 15esima riunione dei Paesi Brics, al via oggi (fino a giovedì) a Johannesburg. In Sudafrica, dove l’assise del Sud del mondo torna per la prima volta in presenza dopo la pandemia, sono attesi 44 capi di Stato e di governo, oltre ai rappresentanti di istituzioni internazionali (il segretario dell’Onu Antonio Guterres) e banche per lo sviluppo (la brasiliana Dilma Rousseff per la New Development Bank, Ndb, l’istituto di credito creato dal club nel 2014). La Russia sarà rappresentata da Sergei Lavrov, visto il rischio di arresto di Putin (il quale interverrà da remoto).

Ma se la premessa del leader cinese è la «collaborazione», dalla lista dei partecipanti emerge in realtà un’idea totalmente opposta: ovvero la contrapposizione a un’Occidente ormai percepito sempre più come «avversario strategico» . Brics è un acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, i cinque Paesi fondatori che avevano immaginato un consesso di nazioni in via di sviluppo capaci di coordinarsi — secondo regole e accordi specifici — sulla falsariga dei G7 del mondo più avanzato. Oggi in Sudafrica arriveranno tuttavia i rappresentanti di molti altri Paesi — dall’Iran con il presidente Ebrahim Raisi all’Indonesia con Joko Widodo — che per un motivo o per l’altro cercheranno di formare una sponda solida e coesa da schierare contro i «Paesi ricchi» (e prepotenti), fino a oggi percepiti come facitori di regole adatte (o gradite) soltanto a loro.

Un punto politico specifico sul tavolo del vertice con implicazioni dirette è la proposta di espansione del blocco, formato nel 2009. Oltre venti Paesi avrebbero chiesto di unirsi ai Brics. Uno di questi sarebbe l’Arabia Saudita. Questione delicata: qualsiasi passo verso l’inclusione del secondo produttore mondiale di petrolio in un blocco economico con la Russia e la Cina attirerebbe chiaramente l’attenzione degli Stati Uniti e dei suoi alleati in un clima geopolitico particolarmente teso. Da considerare che anche Cuba e Iran bussano alla porta dei Brics e (per ora) è solo l’India a impedirne l’adesione.

Sta dunque per nascere l’anti-G7? Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha ribadito che il Sudafrica «non si farà coinvolgere in una contesa tra potenze mondiali», rimarcando ancora una volta la politica di non allineamento del suo Paese, ma ha espresso il proprio sostegno all’espansione del gruppo delle economie emergenti. «Abbiamo resistito alle pressioni per farci allineare a una qualsiasi delle potenze mondiali — ha detto in un discorso alla nazione — durante la Guerra Fredda, la stabilità e la sovranità di molti Paesi africani furono minate a causa del loro allineamento. Questa esperienza ci ha convinto della necessità di cercare partenariati strategici con altri Paesi, piuttosto che essere dominati da uno solo».

La risposta di Pechino è scivolosa. «Ciò di cui il mondo ha bisogno oggi è la pace, non il conflitto; quello che il mondo vuole è il coordinamento, non il confronto», secondo il presidente cinese nel suo intervento intitolato «Condurre la nave gigante dell’amicizia e della cooperazione Cina-Sudafrica verso un maggiore successo», pubblicato ieri sui media sudafricani. Xi ha spiegato anche come «la Cina e il Sudafrica, in quanto membri naturali del Sud del mondo, dovrebbero collaborare ancora di più per sollecitare più voce e influenza dei Paesi in via di sviluppo negli affari internazionali, promuovere una riforma accelerata delle istituzioni finanziarie internazionali e opporsi a sanzioni unilaterali».

Tradotto: basta con l’egemonia degli Stati Uniti e soprattutto del dollaro. Ma anche il «mite» Xi sa bene che per imporre un nuovo ordine mondiale bisogna scardinare quello precedente. Non è cosa da poco e, soprattutto, non è pacifica.

21 agosto 2023 (modifica il 21 agosto 2023 | 22:09)